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Disturbi specifici dell’apprendimento: l’importanza della prevenzione

Intervista alla Dottoressa Valentina Guglielmi, Logopedista specializzata nei Disturbi del linguaggio e dell’apprendimento

Cosa sono i disturbi specifici dell’apprendimento? È possibile individuarne precocemente i fattori di rischio?

I disturbi specifici dell’apprendimento sono definiti dal DSM V come disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente. 

La diagnosi di DSA può essere fatta alla fine della seconda classe primaria per il disturbo di lettura e scrittura (dislessia, disortografia e disgrafia) e al termine della terza per il disturbo del calcolo (discalculia). La diagnosi viene eseguita da un’equipe multidisciplinare che comprende vari specialisti di riferimento (il Neuropsichiatra Infantile, lo psicologo, il logopedista. il terapista della neuro e psicomotricità evolutiva) attraverso la somministrazione di prove standardizzate.

Successivamente alla diagnosi viene tracciato un percorso riabilitativo volto a supportare e/o a compensare le aree inficiate.

Ad oggi si parla ancora molto poco di prevenzione dei disturbi specifici dell’apprendimento.

Già durante la scuola dell’infanzia è, infatti, possibile individuare dei possibili fattori di rischio.

Monitorare il livello di sviluppo dei bambini di 3, 4 e 5 anni permette con sufficiente affidabilità, cioè, con una bassa percentuale di falsi positivi e di falsi negativi, quelli che risulterebbero a rischio di successive difficoltà scolastiche.

Quali sono i fattori di rischio dei disturbi specifici dell’apprendimento in età prescolare?

Sono a rischio i bambini che presentano caratteristiche quali:

  • un ritardo di linguaggio o disturbi del linguaggio nella componente recettiva e/o espressiva;
  • difficoltà nella motricità fine (intoppi dell’impugnatura della penna o difficoltà nell’utilizzo di oggetti come le forbici, nell’allacciarsi le scarpe o nell’abbottonare i bottoni);
  • difficoltà nella coordinazione e nell’integrazione visuo-motoria (problemi nella realizzazione spontanea o nella copia di una forma o di un disegno, difficoltà nel riprodurre una costruzione partendo da un modello, difficoltà nell’eseguire percorsi grafici con la matita, difficoltà nel fare puzzle)
  • difficoltà nell’acquisizione delle competenze metafonologiche
  • difficoltà nell’acquisizione dei prerequisiti alla matematica
Cosa sono le competenze metafonologiche?

Verso i 4-5 anni si assiste ad una stabilizzazione del sistema fonologico e il bambino completa il repertorio dei suoni che compongono il linguaggio parlato.

Durante l’ultimo anno della scuola materna il bambino acquisisce una consapevolezza fonologica globale e, se opportunamente stimolato, inizia a manipolare i suoni del linguaggio, cominciando dalle unità più rilevanti: le sillabe.

La capacità di compiere per via uditiva una buona analisi dei suoni che costituiscono il linguaggio viene definita metafonologia e riguarda la discriminazione, la classificazione, la fusione e la segmentazione dei suoni.

Nello specifico il bambino impara a:

  • dividere in sillabe una parola (segmentazione sillabica)
  • unire/mettere insieme le sillabe per formare una parola (sintesi sillabica)
  • saper individuare la sillaba iniziale di una parola e riconoscere una rima
  • discriminare due parole che iniziano con lo stesso suono o con suoni differenti

L’italiano è una lingua trasparente, nella quale esiste una correlazione tra l’aspetto acustico dell’informazione e il codice grafemico corrispondente. Per tale motivo, le abilità metafonologiche sono considerate l’indice predittivo più affidabile dell’apprendimento del codice scritto.

Quali sono i prerequisiti della matematica?

L’intelligenza numerica è la capacità ci comprendere il mondo che ci circonda in termini di numeri e quantità.

Sappiamo che la caratteristica che la rende così importante per lo sviluppo è la sua precocità. Nasciamo già con la predisposizione a sviluppare il senso del numero e comprenderlo dal punto di vista concettuale.

È importante stimolare i bambini piccoli per rafforzare lo sviluppo delle abilità numeriche.

Già da scuola dell’infanzia è possibile proporre attività specifiche:

  • conteggio (contare da 1 a 20 e da 10 a 1)
  • riconoscere e denominare i numeri da 1 a 9
  • scrivere i numeri da 1 a 5 (capita spesso che i numeri vengano scritti al contrario come se li guardassimo allo specchio. In questo caso i bambini hanno bene in mente il numero e sanno scriverlo ma bisogna correggere l’orientamento spaziale)
  • seriazione di numeri (mettere in ordine i numeri da 1 a 5)
  • completamento di seriazioni (sapere quali numeri mancano in una serie)
  • saper confrontare quantità diverse e sapere quale è di più e quale è di meno
  • indicare la corrispondenza tra il numero scritto in codice arabico e la quantità fino al 9
  • ordinare oggetti dal più grande al più piccolo e viceversa
  • comparare due numeri e indicare quale è maggiore (sempre fino al 9)
Qual è il ruolo della scuola?

Molte delle attività svolte dalla scuola materna, soprattutto durante l’ultimo anno, dovrebbero avere come finalità l’acquisizione dei prerequisiti necessari per affrontare con successo l’apprendimento della letto-scrittura e del calcolo.

Parliamo di stimolazione delle abilità visuo-percettive e grafo-motorie propedeutiche all’aspetto esecutivo della scrittura, di stimolazione di competenze linguistiche, in particolare quelle metafonologiche e di stimolazione delle abilità numeriche.

L’insegnante deve saper osservare, valutare, intervenire

È fondamentale, dunque, cercare di diffondere il più possibile una collaborazione tra clinici, insegnanti e famiglie per promuovere programmi di screening nelle scuole ed iniziare, prima ancora dell’ingresso nella scuola primaria, un training di potenziamento con finalità preventive.

La testimonianza della dott.ssa Daniela Lomasto, insegnante di sostegno in una scuola primaria:

 

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