La sezione A è l’ultima aula in fondo al corridoio. La maestra Monica mi attende sulla porta, ha indosso un camice bianco fregiato di disegni di bimbo, un sorriso gioviale e occhi vispi. Sono lì per via di Coloriamo lo Spettro, concorso che il CRC ha indetto per l’anno scolastico 2017/18, finalizzato alla promozione e alla cultura dell’inclusione scolastica della disabilità nelle scuole dell’infanzia. La maestra Monica, per l’occasione, ha letto, insieme ai suoi bambini, una storia, una storia di amicizia e generosità, e altruismo e comprensione, che narra di un pesciolino dalle squame color arcobaleno, che solo dopo esser rimasto solo, per via del suo egoismo e della sua vanità, ritrova i suoi amici, comprendendo l’enorme valore del dare e del darsi.
“Con i bambini tutto passa attraverso la narrazione – spiega l’insegnante – il mutuo aiuto, la reciprocità, la diversità, il bisogno e la mancanza sono concetti astratti, difficili per loro da assimilare, se non attraverso storie che di quei valori se ne facciano portatrici, contenitori. A seguito della narrazione, è stato chiesto ad ognuno di loro di disegnare una parte del racconto, e raccontarla a proprio modo. Abbiamo realizzato dei cartelloni, in cui ognuno, attraverso la tecnica del collage, ha dato vita al suo Arcobaleno. Tutti abbiamo partecipato all’arricchimento di questa storia, insieme abbiamo riflettuto sulla sua portata, l’abbiamo introiettata mettendola in scena e infine l’abbiamo vissuta con la realizzazione di quella che ci piace chiamare la stanza del mare, dei pesci e dell’amicizia”.
L’insegnante mi indica una porta, mi avvicino, la apro e un senso di meraviglia misto a stupore e incredulità mi pervade. All’interno è tutto un susseguirsi di veli di tulle, di pesci che fluttuano in quello che non serve troppa fantasia per crederlo un mare. A terra un tappeto di pluriball attenua il rumore dei passi, da un lato c’è un materassino, di quelli che si usano in palestra, dall’altro due tavolini, uno con su una bacinella d’acqua, uno con su un contenitore pieno di sabbia, e poi ci sono le conchiglie, la fauna marina, tappi di sughero e barchette. Mentre mi giri intorno esterrefatta, la maestra Monica accende lo stereo che inizia a suonare il rumore, il canto delle onde del mare e allora vien voglia di toglier le scarpe e tornare bambini, di giocare con l’acqua, la sabbia, di leggere un libro stesi sul materasso sottile, o semplicemente guardarsi intorno e ammirare cosa la forza della passione riesce a produrre.
“Questa è la nostra stanza multisensoriale– interviene l’insegnante, distogliendomi dal mio sogno a occhi aperti – l’abbiamo messa su in una settimana. Noi insegnanti curavamo la manodopera, i bambini dirigevano i lavori. Tutto è stato realizzato con materiali di recupero. Abbiamo dato vita a questa stanza pensando a Riccardo, il nostro compagno speciale. Riccardo è un bambino calmo, tranquillo, ma quando c’è troppo rumore, chiasso, disordine, si agita e qui ho notato ritrova il suo equilibrio, la sua serenità. Nella stanza esistono delle regole. E mai come qui dentro sono rispettate, tanta la voglia di rimanervi e tornarci ancora e ancora. Si entra quattro alla volta e ci si divide per giocare, due alla sabbiera e due alla bacinella d’acqua. Accanto ad ogni postazione, sono presenti diversi elementi divisi per categorie: gli elementi naturali, gli elementi artificiali, quelli che galleggiano e quelli che vanno a fondo e in più i bambini sono sollecitati da stimoli tattili, visivi, uditivi e presto anche olfattivi, a cui sto lavorando”.
Sono stupita, davvero. La stanza del mare, dei pesci e dell’amicizia è quella in cui ogni bambino vorrebbe giocare, è la materializzazione di un sogno, l’ingresso in un’altra dimensione che, alla scuola Fonte Meravigliosa, le insegnanti hanno reso reale. La stanza è un premio o il soddisfacimento di una necessità. E ad oggi, non è più solo appannaggio della sezione A, ma di tutta la scuola, di tutti i bambini che ne hanno bisogno e che lo desiderano. È un patrimonio, ricordo di averla chiamata. Un tesoro. E tutto per un’idea, la nostra, la loro. Basta poco, mi dico, ringraziando Monica. E lei ringrazia noi, perché Coloriamo lo spettro è stato molto di più che un concorso a premi. È stata un’occasione, un’opportunità, per pensare, e far sempre meglio il bene che si faceva di già.